Il contro-movimento, l’elasticità muscolare e gli studi di Carmelo Bosco

Uno dei più importanti contributi alla comprensione dell’elasticità muscolare viene dagli studi di Carmelo Bosco. Il cuore di questi studi era la differenza di potenza sprigionata da salti con contro-movimento (CMJ) e senza contro-movimento (SJ). Questa differenza, chiamata “Δh”, definiva un parametro che Bosco aveva chiamato “elasticità muscolare”. Tanto più grande era il Δh, tanto più grande era l’elasticità, considerata grande indicatore di talento. Il test era eseguito da Bosco utilizzando la sua famosa pedana piezoelettrica per la misura del salto (pedana di Bosco appunto). Purtroppo una fonte di grossa imprecisione era la verifica (misura) della presenza o assenza del contromovimento. Questa veniva fatta “a occhio” (cercando di marcare la posizione delle spalle con un indicatore di riferimento).

Il sistema motorio cerca sempre un contromovimento per sviluppare movimenti esplosivi

Negli anni successivi grazie al miglioramento degli strumenti tecnologici (tra i primi il Dyna Biopsy Control di Piga e Betti, sviluppato a metà degli anni ’90, lo strumento di punta del famoso Milan Lab per chi non era dentro queste cose ai tempi) ) si è scoperto che praticamente non esiste lo Squat Jump! Infatti mentre l’occhio umano non riusciva a rilevare il contro-movimento nei test di Bosco, con apparecchiature tecnologiche (per esempio il filo collegato a una bobina che poi trasmetteva i dati a un PC nel daso del Dyna) si è notato invece, che il contro-movimento, per quanto piccolo, era comunque sempre presente. In pratica si è capito che ogni volta che dei segmenti corporei necessitano di acquisire grandi accelerazioni ricorrono all’utilizzo del contro-movimento.

Fatta questa premessa, importante soprattutto per fissare che questa abilità motoria che migliora il reclutamenteo delle fibre è implicita, inconscia e del tutto naturale, torniamo al nostro split, che è stato introdotto da qualche anno nel mondo della pallavolo. Lo split altro non è che la ricerca di esplosività nel movimento di spostamento sul campo di pallavolo cercando attraverso un pre-stiramento di migliorare il reclutamento delle fibre. L’idea viene dal mondo del tennis. Si è visto che nella risposta al servizio nel tennis questo meccanismo era molto utilizzato e si è pensato che per imitazione dovesse essere usato anche nella risposta al servizio della pallavolo. Il punto importante è definire bene il perché, il come e il quando.

Perché lo split

Nel tennis tutti utilizzano lo split. Nella pallavolo non si vede granché. In ogni caso è molto più piccolo come movimento. Ma vediamo perché la ricezione della pallavolo non poi così uguale alla risposta al servizio del tennis. Abbiamo detto che lo split si utilizza per migliorare il reclutamento di fibre per movimenti esplosivi, quindi quando la priorità è la rapidità dello spostamento. Non si utilizza per qualsiasi spostamento, per esempio non si utilizza quando la componente di precisione del movimento è più importante della rapidità di spostamento del segmento corporeo (immaginate un tiratore al piattello che deve seguire il piattello prima di sparare). Perché sia efficace bisogna:

  • essere in grado di temporizzarlo correttamente, perché una volta che ho fatto lo split se il tempo è sbagliato diventa uno svantaggio (controtempo): presuppone che il tempo di movimento sia costante (più il tempo su cui devo sincronizzarmi è variabile maggiore è il rischio di andare controtempo)
  • aver stabilito con precisione la direzione dello spostamento (almeno differenziando tra avanti-dietro e destra-sinistra) già nella fase discendente (perché questo mi permette di sistemare i piedi e il baricentro in un certo modo)
Risposta tennisRicezione Salto SpinRicezione Salto Float
richiesta di esplosività di spostamento (funzione di tempo di movimento e distanza da percorrere)altamediabassa
identificazione tempo (costanza tempo di movimento)facilefacile (se non ci sono variazioni)difficile (grandi diversità di traiettorie)
identificazione direzionefacile (solo dx-sx)media (predominante dx-sx)difficile (tutte le direzioni)

Come si vede dalla tabella l’utilizzo dello split è molto meno indicato nella ricezione salto float che nella risposta al servizio del tennis, perché il rapporto costi/benefici, cioè il rapporto tra il vantaggio nella rapidità di spostamento (che non è poi così importante) e la difficoltà di fare uno split efficace può facilmente volgere al negativo. Quindi lo split è efficace solo se le 2 variabili di identificazione di tempo e di direzione me lo consentono. E’ ovvio che talvolta venga utilizzato in casi disperati, quando ci si trova in forti condizioni di svantaggio o di ritardo (nel calcio per esempio parata del portiere con avversario molto vicino) o quando per questioni tattiche o di anticipazione motoria legata a elementi situazionali alcune variabili possono essere eliminate (nella pallavolo, quando il giocatore a muro può eliminare la variabile primo tempo, può utilizzare lo split se rimangono solo le direzioni destra e sinistra).

Da questi ragionamenti si capisce anche perché lo split è molto più piccolo (quando è presente) nella pallavolo: per temporizzarlo correttamente e per avere il tempo necessario alla corretta valutazione della traiettoria, c’è la necessità di ritardarlo molto e quindi di farlo molto meno ampio.

Come lo split

Finora ho sempre visto insegnato lo split in ricezione come “una cosa da fare prima che gli altri battano”. Nella maggior parte dei casi vedo giovani atlete che utilizzano lo split tanto più stanno svolgendo una esercitazione analitica lontana dagli stimoli del gioco, tanto meno quando si avvicinano a un’esercitazione simile alla gara, fino ad arrivare a nessun utilizzo in gara. Quello che mi viene da pensare che venga eseguito per “far piacere all’allenatore” e non perché sia stato acquisito come strumento utile alla performance.
Se proprio voglio insegnare lo split è necessario che:

  • ne venga percepita l’utilità da parte dell’atleta
  • la temporizzazione sia corretta (l’errore classico è che venga fatto molto in anticipo)
  • i movimenti successivi non aumentino in funzione dello split (split fatto prima della corretta valutazione che porta a movimenti superflui)

Quando lo split

E’ interessante capire quando inserire lo split, cioè in che fase dell’apprendimento, della formazione di un atleta.

Come si è visto nell’introduzione il contro-movimento è un elemento naturale del movimento. Spessissimo i bambini cercano di reclutare un maggior numero di fibre utilizzando il pre-stiramento e quindi qualche forma di contro-movimento. E’ facile osservare come per esempio nel movimento di lancio e poi di colpo d’attacco spesso un eccesso di contro-movimento viene messo in opera piuttosto del corretto utilizzo di movimenti rotatori del tronco, più difficili da coordinare. Quindi non mi sembra ci sia un grande bisogno di insegnarlo. E’ già presente nel nostro bagaglio motorio innato.

Inserirlo invece come parte della tecnica specifica può avere un senso, se fatto correttamente quando se ne presenti davvero l’utilità. Cioè quando la velocità del servizio fa sì che le componenti di spostamento diventino decisive per l’efficacia della ricezione, altrimenti viene meno il rapporto tra tecnica e risoluzione reale di situazioni proposte dal gioco.